Quello che le donne (ancora nel 2013) non dicono

http://img831.imageshack.us/img831/4964/donnenondicono.jpgLa giornata della donna nasce nella prima decade del ‘900 (precisamente 1908 – 1909) negli Stati Uniti, in occasione di alcune manifestazioni di gruppi di donne che chiedevano il diritto di voto (suffragio femminile) e si estese ad altre località del mondo, in particolare in Europa (Francia, Germania e Russia). In particolare in Russia, l’8 marzo 1917 accadde qualcosa di importante: le donne russe scesero in piazza a San Pietroburgo per chiedere la fine della guerra; i soldati inviati dallo zar per reprimere il movimento mostrarono poca determinazione, così che la protesta si estese ad altri cittadini e prese la forma di rivolta contro lo zar e l’ordine precostituito. In pratica, la rivoluzione russa del 1917 prese l’avvio dalle donne, che manifestarono per la pace!
Prendendo spunto da questo evento (esulando dal giudizio storico su quella che sarà poi l’Unione Sovietica), si può dire che le donne siano le vere rivoluzionarie… Sanno essere concrete e determinate più degli uomini.
Dal punto di vista politico nessuno più delle donne può esprimersi in temi come le politiche familiari, o il diritto al lavoro (pensiamo ad esempio, al diritto alla maternità, per cui si è tanto lottato e che oggi ASSURDAMENTE si sta perdendo nella prassi delle aziende italiane, che non assumono chi intende fare un figlio!).
In Italia il potere è assolutamente nelle mani degli uomini: nessuna donna è segretario di uno dei partiti principali, nessuna donna è mai stato presidente del consiglio o della repubblica. C’è stato, tuttavia, un buon miglioramento rispetto all’ultima legislatura per quanto riguarda il numero dei parlamentari donna: le donne rappresentano il 31% dei parlamentari (32% alla Camera e 29% al Senato), mentre alle ultime elezioni politiche del 2008 le elette erano meno del 20% e nel 2001 SOLTANTO poco oltre l’11%.
Nel dettaglio, al Senato la situazione è la seguente:

Movimento 5 Stelle: 44% di donne elette; Partito Democratico: 39%; Sinistra Ecologia e Libertà: 29%; Lega Nord: 28%; Lista Monti: 17%; Popolo delle Libertà: 11%

E’ buona, STRANAMENTE, è la situazione delle donne italiane in ambito imprenditoriale.
In base ai dati relativi al 2011 (fonte: Unioncamere) le imprese “femminili” (ovvero quelle in cui la maggior parte dei proprietari sono donne) è il 24% del totale delle imprese italiane! Questo dato porta l’Italia al primo posto in Europa, una leadership che si conferma anche per numero di donne imprenditrici sul totale di numero di donne occupate: 16,4% (In Europa la media è il 10%). Ogni anno nascono 9mila nuove imprese “femminili” in Italia.
Ma NON CANTIAMO VITTORIA, ANZI INNALZIAMO UN LAMENTO FUNEBRE: stiamo parlando solo delle donne imprenditrici: per quanto riguarda le donne occupate (DATI CENTRO STUDI CONFARTIGIANATO), il dato italiano dice che ADDIRITTURA il 48,5% delle donne è SENZA LAVORO, la seconda peggiore percentuale d’Europa dopo Malta. E, entrando nel dettaglio del Mezzogiorno d’Italia, qui la situazione è drammatica e avvicina questa zona ad alcune tra le regioni più povere dell’intero pianeta: ad esempio in Campania solo il 20% delle donne ha un lavoro (a Napoli solo il 18%) percentuale che si riscontra in Pakistan o in Mauritania!!! 

COSA ACCADE IN PROVINCIA DI SALERNO? Le donne che hanno un lavoro sono il 32,6% (quasi una su tre, dato certamente migliore rispetto alla media della regione), ma le donne “inattive”, ossia che non hanno MAI avuto un lavoro, pur essendo in età da lavoro, rappresentano ben il 61% del totale! 

Perchè in Italia, e in Campania in particolare, i dati sull’occupazione femminile sono così drammatici?

Il motivo che gli studiosi di statistica propongono è relativo alle scarse risorse messe a disposizione nel Belpaese per il Welfare, con particolare riferimento ai servizi di welfare che consentono di conciliare lavoro e famiglia. In Italia, nonostante tutti i partiti parlino continuamente della necessità di SOSTENERE LE FAMIGLIE, in realtà la spesa totale per queste ultime è solo il 4,6% dell’investimento totale del Welfare. Da questo punto di vista, l’Italia è agli ultimi posti in Europa per tutela dell’occupazione femminile, sostegno alle donne lavoratrici e genericamente sostegno alle famiglie (nonostante il nostro sia un paese fortemente cattolico, religione che si fonda sulla forza della famiglia). Quali sono, dunque, le politiche di welfare necessarie a salvaguardare le donne lavoratrici? Ad esempio, l’istituzione di asili nido a basso costo è una delle necessità per le donne che hanno già figli a carico; da questo punto di vista il Comune di Salerno ha dotato la città di varie nuove strutture negli ultimi anni.

Ma, ovviamente, gli asili nido da soli non risolvono il problema dell’occupazione femminile, che in Italia ha radici culturali determinate dal maschilismo tipico delle società rurali e delle famiglie che vivevano in tali zone (che fino al dopoguerra erano la maggior parte delle famiglie italiane)

Per fare un esempio… Nel sud della penisola, l’occupazione GIOVANILE femminile, della fascia compresa tra 18 e 29enni è pari al 20,7%. Al Nord, invece, le giovani di quella stessa fascia d’età che hanno un lavoro ammontano al 45,7%. Molto semplicemente: se le giovani NON SPOSATE (come la maggior parte di quelle considerate in tale fascia d’età) hanno un così scarso accesso al lavoro, il problema non può solamente essere di scarso interesse e incentivo alle politiche della famiglia! Al Sud, in particolare, prevale ancora una mentalità di natura maschilista, probabilmente ancora in molte famiglie, che non stimolano alla ricerca di lavoro le figlie femmine; ma soprattutto, il maschilismo è ancora molto presente tra gli imprenditori e negli uffici pubblici, dove vengono selezionati quasi esclusivamente uomini, anche tra i giovani! Eppure le donne laureate, o almeno opportunamente specializzate o formate negli ambiti lavorativi che intendono occupare, aumentano sempre di più!

A Salerno, in base ai dati forniti dagli sportello antiviolenza presenti sul territorio, gli atti di violenza e di stalking nei confronti delle donne sono moltissimi; la maggior parte di essi avviene dentro le mura domestiche, ma non solo. C’è tanto da lavorare per immettere, anche nella nostra città, una cultura del rispetto della donna! E c’è tanto da fare per smascherare e denunciare chi maltratta mogli o figlie, o fidanzate, o dipendenti e colleghe di lavoro (fenomeno, quest’ultimo, in crescita, in alcuni casi associato al mobbing).

In giro per il mondo, la condizione della donna raggiunge livelli tragici e allucinanti: è ancora diffusa l’infibulazione (taglio degli organi genitale femminili, operato in alcune società fortemente maschiliste e violente dell’Africa, in particolare tra i musulmani), quasi una tradizione per alcuni popoli, volto a impedire alla donna di provare piacere sessuale, che provoca in vece per tutta la vita fortissimi dolori alle donne, anche quando vanno in bagno. In molte zone dell’Asia le ragazze, soprattutto le più giovani, e purtroppo anche moltissime bambine, sono oggetto del cosiddetto squallido turismo sessuale: a recarsi in Thailandia o alle Filippine per sfruttare il corpo di povere bambine inermi sono soprattutto uomini occidentali, molti dei quali italiani, purtroppo anche tanti giovani. Non si dica mai più, dunque, che gli uomini europei hanno mediamente maggiore rispetto delle donne… Semmai, in quelle zone dell’Asia ci sono ancora gravissime e consolidate abitudini, che le leggi e le forze dell’ordine non riescono a cambiare, relative alla totale assenza di diritti e condizione di subalternità della donna; basti pensare all’Afghanistan dei talebani, in cui le donne indossano il velo integrale, in cui possono essere lapidate in caso di adulterio (ovviamente gli uomini invece possono fare ciò che vogliono a livello extraconiugale). Addirittura in alcuni paesi è vietato alle donne parlare con gli uomini in luoghi pubblici. In altri paesi le bambine vengono vendute come mogli a uomini adulti. E le ragazzine che tentano di scappare ai giri di prostituzione di cui parlo qualche rigo più su (che ovviamente non hanno scelto liberamente di prostituirsi, ma vengono costrette, a volte anche dai propri padri per racimolare denaro) possono essere uccise o sfigurate con l’acido dai loro aguzzini, senza che questi siano poi puniti!

Non si dica, dunque, che la condizione della donna nel mondo, oggi, 2013, sia ormai buona… E tanti scandali, tanti soprusi e situazioni vergognose non vengono mai denunciati dalle donne… parafrasando la canzone della Mannoia, è tutto quello che le donne (ancora) non dicono…

 

 

 

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