Salerno agli ultimi posti in Italia come zona industriale

http://img689.imageshack.us/img689/7343/crisimondiale.jpgSecondo una recente indagine realizzata e pubblicata dal Sole 24 ore, la provincia di Salerno si piazza al 98° posto (su 103) nella speciale classifica delle province industrializzate d’Italia. Il dato è allarmante: in provincia, negli ultimi anni e ancor di più in seguito alla crisi economica mondiale, sono avvenuti fallimenti di imprese, cessazioni di attività, procedure di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti e numerosi altri gravi episodi, che hanno generato un tasso di uscita occupazionale (perdita parziale o totale di posto di lavoro) pari al 16,9%! Tra le aziende che negli ultimi tempi hanno attraversato periodi di crisi, segnaliamo l’Alcatel di Battipaglia (1200 dipendenti), l’Alvi, la Sirti, e, da pochi giorni, la Metzeler attiva sempre a Battipaglia con 350 dipendenti. Si tratta certamente di una situazione di gravissima emergenza, dinanzi alla quale non si possono chiudere gli occhi; sicuramente la nostra città, nel contempo, attraversa da oltre un decennio un periodo di grande valorizzazione, determinata dalle scelte della giunta comunale, che ne hanno migliorato l’estetica, l’urbanistica, la vivibilità, la fruibilità turistica. Ma, fatta salva la splendida opera di valorizzazione, evidentemente è necessario avviare politiche complementari di creazione di posti di lavoro, per i quali è necessario attrarre capitali per la costituzione di nuove aziende. A fine ottobre a Salerno si è svolta la Convention mondiale delle Camere di Commercio italiane all’estero, alla quale ha partecipato il viceministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso: “Questa – ha detto Urso – è una fase di radicali cambiamenti degli scenari mondiali, cambiamenti che significano crisi da una parte ma anche opportunità dall’altra. Il sistema Italia deve agire all’unisono con tutti i suoi strumenti pubblici, privati e associazionistici.
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Il mondo ha ripreso a correre. Abbiamo attraversato e stiamo attraversando una crisi straordinaria, senza precedenti; ma rispetto alla crisi degli anni Trenta siamo riusciti ad evitare la conseguenza terribile della depressione. Non è recessione. E’ rivoluzione economica”. Nel corso della Convention, Augusto Strianese, presidente della Camera di Commercio di Salerno, è stato eletto nuovo presidente di AssoCamerEstero. “L’Italia non può più sopportare il peso di una parte del Paese – ha detto Strianese – Noi dobbiamo rimboccarci le maniche, lavorare di più e recuperare quello che non è stato fatto, ponendo rimedio alla mancanza di una cultura d’impresa nel Sud Italia che spinga l’imprenditore a investire prima di tutto sul proprio territorio. Bisogna puntare soprattutto sulle piccole e medie imprese, che costituiscono il 90% del tessuto produttivo italiano”. Strianese ha spiegato che negli ultimi anni si è battuto per l’internazionalizzazione delle imprese salernitane: “Allora esportavano all’estero circa 150 imprese della provincia di Salerno, mentre oggi sono 1500 ad aver intrapreso questa logica commerciale, specie nei settori dell’agroalimentare, dell’artigianato e del turismo, punti di forza di questo territorio” In realtà, secondo i maggiori economisti, la crisi mondiale si è avuta in seguito all’aumento dei prezzi di alcune materie prime in tutto il mondo e alla conseguente perdita di valore d’acquisto della moneta: quest’ultimo ha provocato la chiusura di alcune importanti banche, grandi riduzioni dei valori borsistici, grosse perdite economiche nei grandi e piccoli risparmiatori. Tra le materie prime (che in ottica ambientalista si spera possano non essere più chiamate prime) figura il petrolio, che ha raggiunto prezzi esorbitanti: ciò lo ha reso non più acquistabile da parte delle grandi organizzazioni finanziarie. Inoltre, è da segnalare soprattutto negli USA la forte bolla speculativa immobiliare, che ha reso il prezzo delle case altissimo, e ancora la crisi alimentare mondiale e l’inflazione mondiale. In parole povere, il denaro in senso stretto, ovvero le banconote e gli spiccioli, si sono letteralmente dileguati, con ogni probabilità a causa di sciagurate manovre finanziarie: quelle di governi che hanno voluto difendere interessi petroliferi muovendo guerre nei paesi mediorientali, quelle di numerosi grossi imprenditori e magnati di multinazionali, che invece di investire nello sviluppo e nell’occupazione, hanno investito in beni immobili e di lusso per se stessi. In questo modo i prezzi sono saliti alle stelle, e la moneta è scomparsa dalla circolazione. Chiudo pubblicando alcune righe tratte dagli atti del G8, svoltosi l’estate scorsa a L’Aquila.“La crisi ha evidenziato l’esigenza di regole sull’appropriatezza, l’integrità e la trasparenza relative alla condotta dell’attività economica e della finanza internazionali, per rafforzare l’etica negli affari. I leader dei paesi più industrializzati sono determinati a porre la crescita economica su un sentiero più solido, innovativo, verde e sostenibile. I leader si sono anche accordati sull’esigenza di affrontare la volatilità eccessiva dei prezzi dei prodotti energetici e agricoli, e di migliorare il funzionamento dei mercati globali delle materie prime, anche attraverso una efficace regolamentazione e supervisione dei mercati derivati in modo da migliorare la trasparenza e combattere la speculazione dannosa”. Speriamo bene!

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