Salerno – Kabul, sola andata…

http://img17.imageshack.us/img17/5571/child1.jpgOggi riprendo a scrivere sul nostro blog della Rete dei giovani per Salerno. Avrei voluto parlare di cose allegre, come dell’estate che è appena trascorsa nella nostra città o dei festeggiamenti per San Matteo. Ma un triste evento, la morte di sei giovani militari, mi spinge a trattare argomenti molto più seri. L’Italia è giustamente a lutto per la morte di sei giovani connazionali, la nostra Provincia si sente particolarmente colpita, visto che uno dei sei para’ morti nell’attentato era originario di Pagani: si chiamava Massimiliano Randino e aveva 32 anni. Noi tutti ci uniamo al dolore delle famiglie per le perdite dei loro cari, ma credo che, in quanto giovani, dobbiamo andare oltre. Oltre l’elogio propagandistico dei nostri governanti, che accanto al cordoglio per le vittime non mancano di sottolineare l’importanza di questa ‘missione’, che definiscono ‘di pace’. In quanto giovani non possiamo fermarci a questo: sono otto anni che l’Italia, insieme alle altre forze capitanate dall’esercito statunitense, si trova in Afghanistan, nel tentativo di ‘restituire a quel paese un ordine democratico e sovvertire il potere dei talebani’ (queste le parole usate dal Ministro degli Esteri Frattini). Ma cosa stanno dicendo? Migliaia di giovani italiani e centinaia di migliaia da tutto il mondo sono stati mandati in Afghanistan a morire, o ad uccidere, o quantomeno ad affrontare incredibili pericoli … per cosa? Inizialmente si pensava che Osama Bin Laden e il quartier Generale di Al Qaeda, responsabile degli attentati dell’11 settembre, si trovassero lì… poi, visto che non si riusciva a scovarli, si è ripiegato sulla semplice destituzione dei capi dei talebani in favore di una nuova democrazia. Nel frattempo sono passati otto anni: neanche la seconda guerra mondiale è durata così a lungo! E lo stesso discorso vale per l’Iraq. E’ chiaro che al di sotto di queste guerre ci sono altri interessi! In Italia non c’è lavoro, è noto: se guardate i dati anagrafici delle sei vittime di ieri, scoprirete che quasi tutti sono originari del sud. Vi siete chiesti perché? Perché l’esercito rappresenta una delle poche possibilità di guadagnare qualcosa, con cui magari un domani potersi costruire una vita. Il fenomeno è molto più grave negli Stati Uniti, impegnati in prima linea da anni sui due fronti. Lì la macchina propagandistica, soprattutto sotto la presidenza Bush, era attivissima: un noto manifesto affisso per le strada, su cui era stampata la faccia di Bush, recitava “War is peace” (‘la guerra è pace’). Così molti giovani, credendo di fare una cosa moralmente giusta e spinti dalla necessità, si arruolavano: molti di essi sono afroamericani e ispanici, provenienti da famiglie con reddito basso. Secondo alcune stime, non ufficiali, tra militari e civili, nelle due guerre in Iraq e Afghanistan sono morte 700 mila persone!
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Per non parlare di quelli che tornano in patria come invalidi di guerra, monchi o menomati di arti, ma soprattutto della propria serenità mentale, che dopo il trauma di una guerra potrebbe non essere mai più riconquistata. Ovviamente, nessuno dei governanti che promuove la guerra, mascherandola come azione di pace, va a combattere al fronte. Stanno tutti comodi nelle loro poltrone, quasi stessero giocando a Risiko. La guerra muove miliardi e miliardi di interessi, che vanno dal commercio delle armi ai giacimenti petroliferi, e con questi interessi si riescono a trovare i fondi per pagare i soldati e mandarli a morire, tagliandoli in Italia e negli Stati Uniti a settori delle politica interna straordinariamente importanti. Io sono cattolico, ma non è neanche necessario essere cattolici per capire che la pace non passa attraverso la guerra, ma attraverso il perdono. Finché vigerà la regola dell’occhio per occhio, dente per dente, scoppieranno sempre nuovi focolai di guerra. Ma se si passerà al ‘porgi l’altra guancia’, scoppierà la pace. Ma a chi deve fare esplodere i proiettili delle multinazionali che producono armi, non conviene credere nel ‘porgi l’altra guancia’. La cultura della pace parte da noi giovani: non crediamo alle menzogne dei nostri governanti, che scambiano la pace per guerra, rinunciamo alle attrattive di uno stipendio guadagnato sui campi di battaglia. A Salerno la percentuale di disoccupazione cresce sempre di più, sono molti i giovani che si arruolano, non trovando alternative. Creiamo delle alternative! Ora si diffonde sempre di più l’arruolamento delle donne: sono il primo a dire che le donne debbano avere pari opportunità sul lavoro rispetto agli uomini, anzi il loro valore nel mondo del lavoro è superiore rispetto agli uomini. Ma non devono raggiungere gli uomini sul terreno della stupidità, tutta maschile, di uccidere i propri simili: questo non lo posso proprio accettare. Eppure in città sono parecchie le donne che partono come volontarie nell’esercito… Non intendo dire che le sei povere vittime abbiano una colpa nell’essersi arruolate, e che dunque, in qualche modo, se la siano cercata… La colpa è di chi le ha convinte, con scaltre bugie, della bontà di questa missione.

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